giovedì 5 febbraio 2015

Piccolo Orso, giovane pescatore Inuit

"Che ci vuole? Posso pescare il pesce più grosso di tutti senza nessuno sforzo, io!" Cosí comincia l’avventura di Piccolo Orso, il giovane pescatore Inuit.

Bhè, in realtà la storia di Piccolo Orso comincia diversi anni prima, quando ben protetto dentro all’igloo nasceva un bambino piccolo piccolo, cosí piccolo che la sua mamma dovette cucire un marsupio di soffice pelle di foca per tenerlo sempre con se, al calduccio stretto stretto contro di lei.  Dentro al suo caldo marsupio Piccolo Orso cresceva felice e imparava a conoscere il mondo dall’alto della schiena della sua mamma.


 Un giorno però Piccolo Orso vide alcuni bambini ridere e giocare in strada, era cominciata la primavera e l’intero villaggio festeggiava l’inizio di una nuova stagione dopo il rigido inverno. In lui si fece strada la curiosità e il desiderio di giocare con altri bambini come lui, e Cicogna Bianca, sua mamma, sorridendogli dolcemente disse: “Questo marsupio che ci ha tenuti uniti durante tutti questi anni ormai è diventato troppo piccolo e stretto per te, è arrivato il momento di scoprire il mondo. Cosí come i cuccioli di orso che, dopo aver passato l’inverno al sicuro nella tana insieme a mamma orsa, con l’arrivo della primavera partono alla ricerca della propria strada, anche per te è arrivato il momento di camminare solo” Con le lacrime agli occhi gli disse poi “Ricordati che, anche se se più piccolo degli altri, con intelligenza e un pò d’astuzia potrai raggiungere tutte le tue mete. Non scoraggiarti mai, non c’è ostacolo che tu non possa superare”.

domenica 9 novembre 2014

Una favola per imparare le vocali

Giocando e sognando si impara tutto più in fretta, e anche imparare a leggere diventa un piacere.

Cos’hanno in comune un asino, un elefante, un ippopotamo, un orso e un…uovo? No, non è un indovinello ma l’inizio della nostra storia, e se vi sentite confusi di fronte a questa strana riunione provate a immaginare come dovevano sentirsi i nostri amici al ritrovarsi in questa curiosa circostanza.
Molti di loro non avevano mai visto questo strano oggetto e si guardavano l’un l’altro senza dire una parola. Per primo intervenne l’asino, che al contrario di quello che si crede era il più perspicace di tutti gli animali: “sembra una scatolina ben sigillata, cosa ci sarà dentro?” e aggiunse l’orso, da attento osservatore com’era “è rotondeggiante ma non è tondo, è biancastro ma non è bianco...uno strano oggetto davvero!”

giovedì 31 luglio 2014

Il volo di Gea, una favola sull'empatia

Un racconto sull’empatia. Quando ci mettiamo nei panni degli altri si aprono nuovi orizzonti. 

L' uccellino cinguettava “ciu ciiiiuciu ciu” e i clienti del bar del Signor Antonio entravano volentieri a prendere un caffè nella terrazza per ascoltare il suo canto delicato e trillante come tanti campanellini. La sua voce argentina sembrava intonare un canto allegro e spensierato per la gioia dei clienti del bar che lo ascoltavano distratti e non vedevano la tristezza e la solitudine nei suoi piccoli occhi di uccellino.

Lui invece cantava ma non di allegria, il suo canto aveva parole tristi e malinconiche che gli ricordavano la sensazione del vento tra le piume delle ali e lo spettacolo magnifico delle chiome degli alberi viste da lassú, volando. Mentre cantava riusciva a non pensare alle sbarre della gabbietta e alla noia delle giornate che si ripetevano monotone.


Un giorno però successe qualcosa, una bambina entrando nel bar per comprare un gelato ascoltò il suo canto e si sentì improvvisamente triste senza sapere bene il perchè. Allora guardò negli occhi il piccolo uccellino, si accorse che la tristezza veniva proprio da quel canto e si avvicinò alla gabbia.